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Articoli di Ricerca

La Medicina di Comunità sviluppa attività scientifica e di ricerca nell’area della Assistenza Sanitaria Primaria. Prodotti di questa attività sono Libri, Capitoli di libri, articoli su Riviste scientifiche e di divulgazione della cultura medica, Atti di congressi

 

Libri e capitoli di libri

Abstract

Becchi M.Angela

 

Il percorso integrato di cura e assistenza alla persona con demenza e alla sua famiglia

 

In “La continuità delle cure fra ospedale e territorio” a cura di D. Salmaso e R. Toffanin

 

Edizioni Fondazione E.Zancan, 2013

L’articolo propone un modello di “Percorso integrato di cura e assistenza” centrato sulla persona con demenza e sulla sua famiglia che risponda a criteri di appropriatezza ai bisogni, di fattibilità aziendale, di qualità ed etica organizzativa, tecnico-professionale, relazionale.

Un importante aspetto da tenere presente nella demenza e su cui si deve basare l’intero percorso di cura è la dimensione relazionale da istaurare nei confronti del paziente e della sua famiglia. La dimensione relazionale più significativa è rappresentata dal binomio paziente-famiglia, binomio inscindibile e bi-direzionale legato da un lato al ruolo svolto dalla famiglia nelle varie fasi della malattia e da un altro lato all’impatto psicologico, emotivo, sociale ed economico della malattia sulla famiglia, con particolare riferimento al caregiver. Nei confronti di paziente e famiglia deve essere realizzato  l’approccio bio-psico-sociale, che tiene conto della salute multidimensionale, della pianificazione degli interventi di cura e assistenza, della partecipazione della famiglia e del coordinamento delle attività svolte dai vari professionisti. Questo approccio va attuato nelle diverse fasi della demenza (fase preclinica/esordio, fase diagnostica, fase di stato, fase delle complicanze e della morte). Per ogni fase della malattia vengono pertanto indicati i bisogni del paziente e della famiglia, prospettando per essi le attività di cura e assistenza da parte dei servizi sanitari e sociali e gli esiti attesi. Tenendo conto della necessaria partecipazione del caregiver nel percorso di cura e assistenza, viene proposto un modello di “Piano Assistenziale orientato al caregiver” che scaturisce dalla rilevazione dei bisogni multidimensionali di paziente e famiglia e che vede un caregiver competente a seguito di educazione terapeutica, come membro del Team multiprofessionale e inderdisciplinare di cura e assistenza. Vengono altresì indicati i vari setting assistenziali ed i ruoli dei singoli professionisti del Team. Viene alla fine proposta una possibile “strategia aziendale per la realizzazione del percorso di cura e assistenza”, focalizzando l’attenzione sulla Formazione del Team, quale premessa indispensabile per il suo funzionamento.

Becchi M.Angela e Tavasanis Giancarlo

 

L’integrazione fra ospedale e servizi territoriali: analisi del paradigma e strategia di sviluppo

 

In “La continuità delle cure fra ospedale e territorio” a cura di D. Salmaso e R. Toffanin

 

Edizioni Fondazione E.Zancan, 2013

L’articolo sviluppa il tema della “Integrazione fra Ospedale e Servizi Territoriali” attraverso l’esame del suo “paradigma”, ovvero di quella matrice di riferimento ormai acquisita in Sanità che consente l’analisi dettagliata dei vari aspetti organizzativi, tecnico-professionali e relazionali necessari per garantire continuità di cura e assistenza.

Particolare attenzione viene posta alle Dimissioni Ospedaliere Protette (dimissione dall’Ospedale di pazienti che hanno superato la “fase critica” che ha determinato il ricovero, ma che non hanno ancora esaurito lo “stato di bisogno” e per i quali è necessario formulare prima della dimissione un piano di interventi socio-sanitari che garantisca la continuità assistenziale nei servizi territoriali domiciliari o residenziali). Delle DOP vengono indicati: 1.Destinatari (pazienti complessi di ogni età); 2. Mission (motivo che rende necessaria la Integrazione e che mira a superare criticità esistenti nella assistenza rispondendo allo stesso tempo ad esigenze del SSN e dei cittadini); 3. Vision (principi a cui le Aziende Sanitarie devono ispirarsi, con riferimento a principi universalmente riconosciuti della Primary Health Care del WHO); 4. Obiettivo generale (garantire al paziente eleggibile per DOP la presa in carico nei Servizi Territoriali in modo tempestivo e coordinato con il reparto ospedaliero); 5. Obiettivi specifici (trasmissione delle informazioni, continuità di cura e assistenza e partecipazione di paziente e famiglia); 6. Aspetti organizzativi (struttura territoriale di contatto, procedura di dimissione e presa in carico, sistema di documentazione); 7. Aspetti clinico-assistenziali (valutazione multidimensionale dei bisogni, stesura del PAI, attivazione della partecipazione di paziente e famiglia, erogazione di interventi integrati e continui, revisione periodica del PAI); 8. Aspetti relazionali (relazione fra professionisti, relazioni dei professionisti con paziente e famiglia); 9.Sistema di verifica (indicatori di obiettivi specifici). Vengono alla fine  indicati i prerequisiti per la attuazione della Integrazione fra Ospedale e Servizi Territoriali: 1. adozione da parte delle Aziende Sanitarie di una Politica aziendale che prevede la realizzazione della Integrazione nelle sue varie forme (istituzionale, organizzativa, economica, professionale); 2   Formazione di tutti coloro che entrano, con ruolo e compiti diversi, nei percorsi di cura.

Becchi M.Angela

 

Il caregiver del paziente complesso ed il suo addestramento .

 

Edizioni Panorama della Sanità, Roma, 2010., Roma

Il Manuale si propone come supporto tecnico per i professionisti sanitari e socio-assistenziali ospedalieri e territoriali che entrano nei percorsi di cura e assistenza al paziente complesso, anziano, fragile. Un supporto tecnico da utilizzare per coinvolgere attivamente nella assistenza il caregiver del paziente, sia esso un familiare o un’altra figura assistenziale retribuita o meno dalla famiglia. Un supporto tecnico per creare un caregiver competente che faciliti la permanenza del paziente al proprio domicilio e che possa essere considerato elemento del team multiprofessionale della assistenza domiciliare. La assistenza domiciliare si configura come regime assistenziale gradito al paziente e sostenibile economicamente dalle aziende sanitarie, ma per la sua durata nel tempo richiede la partecipazione attiva della famiglia e il coinvolgimento del caregiver nelle cure. Questo coinvolgimento deve essere ricercato da tutti gli operatori che rientrano nei percorsi di cura, ad esempio dagli operatori ospedalieri nella fase che precede la dimissione del paziente e poi dagli operatori territoriali al momento della presa in carico del paziente al suo domicilio. Il caregiver deve essere informato e formato e questo compito di educazione terapeutica da parte degli operatori può essere facilitato dal Manuale. Il Manuale propone infatti, in forma di Schede ad uso degli operatori, elementi per identificare il caregiver, i suoi bisogni, il suo carico assistenziale e fornisce indicazioni su “cosa deve insegnare l’operatore” e su cosa deve imparare il caregiver” per curare ed assistere il paziente. Allo stesso tempo il Manuale presenta in forma di Schede ad uso dei caregivers istruzioni operative per facilitare i compiti di cura e assistenza da essi espletati

Il Manuale è il prodotto di una attività scientifica di equipe a cui hanno partecipato diversi professionisti sanitari e socio-assistenziali della rete dei servizi della Azienda USL di Modena, unitamente ad una parte della componente universitaria ed ospedaliera che affluisce al Dipartimento integrato di Medicina, Endocrinologia, Metabolismo e Geriatria del Nuovo Ospedale Civile S. Agostino Estense di Baggiovara.

Becchi M.Angela, Bernini-Carri Enrico.

 

Qualità ed efficienza nell'assistenza domiciliare.

 

Franco Angeli Editore, Milano, 2000

Il volume si propone come guida per lo sviluppo della qualità della Assistenza Domiciliare (AD) in riferimento agli aspetti di struttura, processo, risultato ed esito. Il volume si rivolge al personale dirigente delle Aziende USL e agli operatori sanitari e sociali impegnati nella AD per sensibilizzarli ad un modello operativo di possibile ralizzazione nelle varie realtà locali. Il volume può essere strumento di formazione per i professionisti della AD prospettando una formazione nuova e comune a problematiche di prioritaria importanza quali l'approccio integrato alla non autosufficienza, la gestione delle dimissioni ospedaliere protette e della presa in carico in AD.

De Girolamo Giovanni, Maria Angela Becchi, Rucci Paola et al. (a cura di)

 

Salute e Qualità della Vita..

 

Centro Scientifico Editore Torino, 2001

Il Volume si compone di 2 sezioni. La 1° sezione focalizza la attenzione sugli aspetti culturali e metodologici di valutazione della Qualità della Vita (QV) e offre, con il contributo dei principali esperti del settore, una visione degli strumenti di valutazione della QV, delle ricerche internazionali e della ricerca effettuata in Italia nell'ambito del Progetto Italiano WHOQOL per la validazione in Italia degli strumenti WHOQOL-100 e WHOQOL-breve. La 2° sezione presenta le versioni italiane degli strumenti WHOQOL-100 e WHOQOL-breve, il Manuale per la loro corretta somministrazione e include un CD-ROM per la somministazione dei due struemnti e un Software per la elaborazione statistica dei dati

Il Progetto italiano WHOQOL è stato condotto dal Centro Collaborativo italiano partecipante al progetto WHOQOL. Il WHO con la collaborazione di 15 Centri dislocati in varie parti del mondo ha sviluppato due strumenti per la valutazione della QV, il WHOQOL-100 e il WHOQOL-Breve, validandoli nei vari contesti socio-culturali. Il Progetto italiano WHOQOL è stato realizzato con il dinanziamento del Progetto Nazionale Salute Mentale dell'Istituto Superiore di sanità ed è stato condotto da ricercatori universitari (Università di Modena e di Padova) e di aziende sanitarie (di Modena e di Bologna)

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Becchi Maria Angela

 

Il paziente complesso e l'approccio alla tutela della sua salute .

 

In “la continuità di cura e assistenza al paziente complesso” a cura di C. Destro, N.Sicolo

Edizioni Medico Scientifiche, Torino 2009.

 

 

 

Scopo del capitolo è presentare metodi e strumenti per l’approccio unitario e coordinato al paziente complesso, secondo i principi indicati dal WHO nei numerosi documenti che da più di 30 anni vengono proposti ai vari Paese. Tenendo conto che la complessità del paziente può essere espressa in termini sanitari (paziente con comorbilità), socio-assistenziale (paziente non autonomo) e ambientale (paziente con problemi familiari, economici, sociali) vengono indicati i vari strumenti che possono essere utilizzati per la quantificazione della complessità. Utile a questo proposito appare lo strumento proposto dal WHO (International Classification of Functioning (ICF). Strumento trasversale alle varie professioni e che consente di classificare la complessità secondo criteri omogenei. Viene poi presentato l’approccio necessario al paziente complesso che scaturisce dalle indicazioni del WHO. Si tratta dell’approccio bio-psoco-sociale (BPS), un approccio centrato sul paziente e sulla sua famiglia che può essere sintetizzato nelle seguenti tappe: 1. valutazione multidimensionale della salute; 2. Stesura del Piano Assistenziale Individuale (PAI); 3. attivazione della partecipazione di paziente e famiglia; 4. erogazione di interventi integrati e continui. Poiché il paziente complesso ha molteplici bisogni di salute (bisogni di salute multidimensionale, fisica, mentale, ambientale, spirituale) che non possono essere rilevati e risolti da un unico pur colto professionista, l’approccio BPS è un approccio di equipe che richiede una sinergia valutativa e interventistica da parte di più professionisti (medici, delle professioni sanitarie e sociali). Il lavoro di equipe si realizza sia se i professionisti lavorano assieme in uno stesso contesto spaziale e temporale (equipe reali) sia se lavorano in modo isolato ma unificato da strumenti comuni di registrazione delle informazioni (equipe virtuale). L’approccio BPS consente la continuità di cura e assistenza e la presa in carico globale del paziente nei servizi in rete.

Becchi MA, Tavasanis G, Turci G.

 

L’approccio olistico al paziente in regime domiciliare ed alla famiglia che lo assiste. .

 

In.” L’approccio bio-psico-sociale alla salute e alla malattia.” a cura di V.Cigoli, M.Mariotti

Franco Angeli Editore, Milano 2002

Viene presentato il progetto "Qualità della Assistenza Domiciliare Integrata" attuato nel Distretto di Correggio nel 1996, basato sull'approccio biopsicosociale al paziente e alla sua famiglia per rispondere ai bisogni che scaturiscono dalla malattia attraverso una offerta globale dei servizi, orientati alla qualità. Vengono descritte le tappe del progetto, focalizzando in particolare l'attenzione sulla 1° tappa (formazione comune degli operatori), destinata a creare le basi di conoscenze, abilità e capacità relazionali per il lavoro di equipe.

 

                 

Articoli su Riviste scientifiche

Abstract

L. Carulli, M.A. Becchi, L.M. Carozza, G. Martucci, F. Pignatti

 

The Individual Care Plan (ICP): proposal of a model to improve the communication between hospital and primary health care services

 

G Gerontol 2014;62:1-00

Background. Patients admitted to Internal Medicine wards are frequently defined complex patients for their severe symptoms, comorbidity, disabilities and socioeconomic critical conditions. When the clinical stability is achieved, they may be discharged from hospital and to ensure continuity of care they require personalized arrangements providing medical, nursing and social supports in primary health care services. The aim of this study is to propose a model of Individual Care Plan (ICP) for complex patients.

Methods. The model was developed starting from the assessment of multidimensional needs according

to the International Classification of Functioning, Disability and Health (ICF) of World Health Organization (WHO), and defining for each detected need the goals, the related interventions, the professionals involved and the devices prescribed for personal use.

Results. This paper presents the model in a practical manner, indicating the ICP of a complex patient. The ICP, divided into three sections (clinical, care and environmental) describes all the aspects of cure and care to be delivered in the primary health care services.

Conclusions. The ICP that we proposed is dynamic tool aimed to ensure the continuity of care and cure after hospital discharge, to facilitate the communication between hospital and primary health services and in the different settings of care in which the patient transits, to monitor the evolution of multidimensional needs over the time. Finally the ICP is useful in evaluating the costs, results and outcome of care and cure of a patient.

Key words: Individual care plan, Assisted hospital discharge, Primary health care services, Multidimensional needs, Bio-psycho-social approach.

Becchi MA, Carulli N, Pescetelli M, Caiti O.

 

Characteristics of patients in a ward of Academic Internal Medicine. Implications for medical care, training programs and research .

 

Internal and emergency medicine 2010; 5: 205-213

Objective: To describe the characteristics of “delayed discharge patients” and the factors associated with “delayed discharges”. Material and methods: We performed a 12-month observational study on patients classified as “delayed discharge patients” admitted to an Academic Internal Medicine ward. We assessed the demographic variables, the number and severity of diseases using the Geriatric Index of Comorbidity (GIC), the cognitive, affective and functional status using respectively the Mini Mental Stare Examination (MMSE), the Geriatric Depression Scale (GDS) and the Barthel Index. We assessed the total length of stay (T-LHS), the total inappropriate length of stay (T-ILHS), the median length of stays (M-LHS), the median inappropriate length of stay (M-ILHS) and evaluated the factors associated with delayed discharge. Results: “delayed discharge patients” were 11.9% of all patients. The mean age was 81.9 years, 74.0% were in the IV class of GIC and 33.5% were at the some time totally dependent and affected by severe or not assessable cognitive impairments. The patients had 2584 T-LHS, of which 1058 (40.9%) were T-ILHS. Their M-LHS was 15 days, and the M-ILHS was 5 days. In general the more is the LHS, the more are the ILHS (Spearman’s rho + 0.68, p<0.001). Using a multivariate analysis only the absence of formal aids before hospitalization was independently associated with delayed discharge (F= 4.39, p=0.038). The majority of delays (69%) resulted from the difficulty in finding beds in long-term hospital wards, but the higher M-ILHS (9 days) was evidenced for patients waiting for the Geriatric Evaluation Unit. Conclusions: The profile of patients and the pattern of hospital utilisation suggest to reorient the health care system and develop appropriate resources for the academic functions of education, research and patient care. Keywords Elderly people – Multidimensional assessment - Delayed discharge - Inappropriate hospital stay

Carulli N, Rondinella S, Carulli L, Caiti O, Pescetelli M, Becchi MA

 

Tipologia dei ricoveri negli Ospedali Universitari: l'impatto sulle attività istituzionali

 

Internal and emergency medicine 2008; 3: S213-219

Lo studio riporta le caratteristiche di pazienti ricoverati in Reparti di Universitari di Medicina Interna. Vengono riportati i profili sanitari e socio-assistenziali dei pazienti ricoverati, gli aspetti relativi al ricovero e alla dimissione e viene focalizzata l'attenzione sulle "dimissioni difficili" e sui fattori ad esse correlati. Viene discusso l'impatto di questi aspetti sulla formazione e la ricerca e viene delineato il ruolo della Medicina Interna in un modello innovativo di servizio accademico orientato alla formazione

Becchi MA

 

L'integrazione professionale: aspetti generali e indicazioni per il suo sviluppo

 

Studi Zancan 2006; 4:127-145

Nell'ambito della Integrazione dei Servizi per il cui raggiungimento risultano necessari integrazione istituzionale, economica, gestionale e professionale, viene descritto il paradigma della Integrazione Professionale in termini di soggetti coinvolti (professionisti dei settori sanitario, sociale e della educazione), campi di applicazione (cittadini appartenenti ad aree deboli di popolazione), mission (superamento di criticità culturali, etiche, demografiche, organizzative), vision (approccio bio-psico-sociale, centralità di peziente e famiglia, coordinamento), obiettivi (presa in carico globale del paziente), metodi e strumenti di attuazione (legislativi, organizzativi, formativi) e di verifica (indicatori). Viene data particolare enfasi alla Formazione, condizione indispensabile affinchè i vari operatori si conoscano e imparino a lavorare assieme in Progetti di cura.

 

Becchi MA, Bellelli F, Clarizio M, Carulli N.

 

Caratteristiche dei pazienti ricoverati in un Reparto per acuti di Medicina Interna. E’ l’Ospedale il luogo più idoneo di cura? .

 

Annali Italiani di Medicina interna 2005;  20:233-244

.Lo studio traccia il profilo dei pazienti ricoverati in un periodo di 3 mesi in un reparto per acuti di Medicina Interna di Azienda Ospedaliero-Universitaria, le modalità dei ricoveri e delle dimissioni e le caratteristiche delle risorse utilizzate. Sono rientrati nello studio 318 pazienti, di età media pari a 73.8 anni. Al ricovero il 29.9% dei pazienti ha evidenziato compromissione sia delle funzioni fisiche che dello stato cognitivo e nel 21.1% lo stato mentale non è risultato valutabile. Il 70.8% dei pazienti ha evidenziato polipatologia a Classe di comorbilità elevata (3 e 4), con patologie prevalenti a carico dell’apparato digerente (MDC 6), fegato e pancreas (MDC 7). Tuttavia questa complessità sanitaria ha generato bassi pesi medi dei DRG (1.15±0.59), ha richiesto assistenza infermieristica minima (21±15) e ottenuto bassa assistenza tutelare (19±16). La degenza mediana dei pazienti è risultata di 9 giorni, con durata significativamente maggiore per i pazienti con classi di comorbilità 3 e 4 (p<0.01). Sono state evidenziate criticità al ricovero (accessi al pronto soccorso senza richiesta medica nel 71.7%, ricoveri ripetuti nel 17.9%, ricoveri impropri nel 12.6%) e criticità alla dimissione (dimissioni protette solo nel 18.5% a fronte della elevata quota di pazienti non autonomi, dimissioni difficili nel 15.0%). La tipologia dei pazienti comporta sottoutilizzo di risorse qualificate e le criticità nei ricoveri e nelle dimissioni suggeriscono la necessità di modelli organizzativi di integrazione fra ospedale e servizi territoriali.

Becchi MA, Callegaro A, Campagna A, Tasinato M et al

 

Le dimissioni Protette nella Azienda Ospedaliero-Universitaria Policlinico di Modena. .

 

Tendenze Nuove 2005; 3:297-313

.Sono riportati i dati relativi alle Dimisioni Ospedaliere (DO) e alle Dimissioni Ospedaliere Protette (DOP) effettuate presso l'Azienda Policlinico di Modena negli anni 2002 e 2003. Viene riportata la Procedura Organizzativa e il Sistema di Documentazione delle informazioni utilizzato per la segnalazione dei pazienti eleggibili per DOP. Sono riportati gli Indicatori di attività, processo e risultato delle DOP , ottenuti attarverso il Sistema Informativo aziendale.

Becchi MA, Rucci P, Piacentino A et al

 

Quality of life in patients with schizophrenia. Comparison of self report and proxy assessments .

 

Social Psichiatry and Psychiatric epidemiology

2004; 39: 397-401

While Quality Of Life (QOL) in subjects suffering from schizophrenia has been studied using a variety of generic or specific instruments, only very few studies have analyzed the agreement between patients and proxy ratings on patients’QOL. We administered the WHOQOL-100 to 292 patients and the Quality of Life for Proxies (QOL-P) totheir proxies, respectively. Agreement between patients and proxies on the four main QOL areas was highest for the physical area and lowest for the psychological area. In line with the results of other studies comparing patients’ and proxies’ ratings, proxies generally underestimated patients’ physical and psychological QOL. Moreover, the agreement between patients’ and proxies’ ratings was consistently higher across all QOL areas when the proxy was a relative compared to a non-relative proxy. The agreement between patients and proxies in QOL assessment is modest, but it is relatively higher when observable aspects of QOL are rated and when the proxy who makes the evaluation is a family member who has closer contacts with the patient. In order to obtain a comprehensive picture of patients’QOL,it would be advisable to compare patients’ ratings with the assessments made by close informants.

                

Articoli su riviste di divulgazione medica

Abstract

Becchi MA, Caiti O, Ghelfi I, Pescetelli M, Zurlini A

 

Le identità della Medicina di Comunità

 

Panorama della sanità 2008; 17: 45-49 .

 

Vengono illustrate le dimensioni accademica, assistenziale, professionale e scientifica della Medicina di Comunità (MC), termine con il quale nel nostro paese è intesa la Primary Health Care del WHO. Viene indicata la vision della MC e le possibili ricadute assistenziali che da essa possono scaturire: approccio unificato al paziente e alla sua famiglia, continuità delle cure, attività di equipe multiprofessionali, presa in carico globale del paziente. Viene presentata la Specializzazione in MC che il riordino delle Specilizzazioni universitarie (DM 1.8.2005) ha collocato nell'area medica, classe della medicina clinica generale. Vengono indicate le attività professionali attuali dello specialista in MC e attività innovative che possono essere affidate allo specislista in virtù delle attività professionalizzati previste nel percorso formativo della Specializzzaione in Medicina di Comunità.

Becchi MA, Caiti O, Ghelfi I, Pescetelli M, Zurlini A

 

I requisiti per lo sviluppo delle Cure Primarie.

 

ASI: Agenzia Sanitaria Italiana

2008; 20:17-21

Viene illustrato il concetto di Cure Primarie (CP), termine utilizzato nel nostro paese per indicare la Primary Health Care dell'OMS. Vengono illustrati gli aspetti peculiari delle CP (approccio bio-psico-sociale, continuità di cura e assistenza, attività di equipe multiprofessionale, partecipazione di paziente e famiglia) richiedenti integrazione dele risorse e coordinamento dei processi. Viene presenta la Specializzazione in Medicina di Comunità, oggi unica Specializzazione universitaria che forma specialisti nell'area delle CP. Vengono indicate le competenze che gli specialisti acquisiscono nel percorso formativo (competenze cliniche di promozione della salute e prevenzione, diagnosi, cura e riabilitazione e competenze gestionali di organizzzaione di percorsi di cura e assistenza e di coordinamento della rete delle CP). Viene indicata la collocazione lavorativa attuale del Medico di Comunità nei Dipartimenti di Cure Primarie che stanno nascendo nelle varie Regioni e prospettive innovative alla luce delle competenze acquisite nel percorso formativo.

Becchi MA

 

La formazione specialistica nell’area della assistenza sanitaria primaria..

 

Salute e Società 2003; 3: 205-209lute e società

.Il recente e rapido sviluppo delle cure primarie nei Distretti per far fronte a nuovi bisogni della popolazione, sta evidenziando l'esigenza di una dirigenza medica con competenze non solo organizzative ma clinico-assistenziali-organizzative, per la gestione di percorsi di cura integrati e presa in carico di pazienti complessi nella rete dei servizi. Il riordino delle specializzazioni universitarie (DM 1.8.2005) prevede una specializzazione appropriata a queste esigenze. Si tratta della Specializzazione in Medicina di Comunità, collocata nell'area medica, classe della medicina clinica generale. Il percorso formativo prevede attività professionalizzanti in tutti i servizi assistenziali della rete (ospedali per acuti e lungodegenze, pronto soccorso, studi dei medici di medicina generale, ambulatori e residenze territoriali) e nella direzione di Distretto. Pertanto lo specialista acquisisce competenze cliniche (di promozione della salute, prevenzione, diagnosi, cura) unitamente e competenze gestionali (gestione aziendale, coordinamento socio-sanitario, coordinamento ospedale-territorio).

 

 

 

                 

Atti di Congressi medici

Abstract

Becchi MA

 

L’equipe socio-sanitaria al domicilio del paziente complesso. Aspetti organizzativi, assistenziali, relazionali e strategia di sviluppo

 

Atti del 9° Congresso Nazionale CARD “le cure domiciliari tra utopia e quotidiano” Roma 12-14 maggio 2011

a cura di G. Maciocco,

Quaderni CARD, Iniziative Sanitarie, Roma

La integrazione socio-sanitaria è un processo complesso che scaturisce da Accordi istituzionali (Convenzioni, Protocolli di intesa) che sanciscono la collaborazione operativa ed economica fra Enti diversi e che si concretizza nella attivazione di Equipes Interdisciplinari.

L’Equipe Interdisciplinare è composta da operatori che hanno formazione ed esperienze professionali diverse, ma che hanno un obiettivo comune: erogare interventi centrati sul paziente.

Partendo proprio dal concetto di centralità del paziente, vengono analizzati gli aspetti organizzativi clinici, assistenziali e relazionali necessari ad una Equipe Interdisciplinare per garantire assistenza appropriata ai bisogni del paziente e della sua famiglia, integrata e continua.

Viene fatto riferimento ai principi culturali da tempo indicati dal WHO, ma non ancora interamente recepiti nel nostro paese. Vengono suggeriti metodi e strumenti scientificamente validi e culturalmente accettabili utili a garantire  centralità del paziente e la sua presa in carico globale nella rete dei servizi.

Viene infine indicata la strategia indispensabile per realizzare Equipes Interdisciplinari che operino in modo efficace, efficiente e a costi sostenibili per i SSR.  

Becchi MA, Camboa PL

 

Aspetti culturali, metodi e strumenti per la continuità di cura ed assistenza

 

Atti del 7° Congresso Nazionale CARD “Il Distretto come produttore di salute” Pisa 19-20 Marzo 2009

a cura di G. Maciocco,

Quaderni CARD, Iniziative Sanitarie, Roma

L’incremento di patologie e disabilità croniche pone il problema della continuità delle cure ai pazienti che ne sono affetti. Esistono oggi numerose criticità nell’approccio a questi pazienti, legate al modello della “risposta monoprofessionale per prestazione”, che frammenta i percorsi di cura e assistenza. Il WHO da tempo ha proposto la Primary Health Care come strategia per rispondere in modo globale e unitario ai bisogni multidimensionali di salute dei cittadini, con particolare riferimento ai pazienti cronici. Obiettivo dell’intervento è fornire orientamenti culturali, metodi e strumenti suggeriti dal WHO e trasversali alle varie professioni per l’approccio al paziente con patologia/disabilità cronica, nonché la strategia necessaria per la realizzazione di attività appropriate nelle Aziende Sanitarie. Scopo è suscitare nella dirigenza dei Distretti l’interesse ad un rinnovamento degli attuali servizi nell’intento di completare i tradizionali percorsi diagnostico-terapeutici-assistenziali della malattia/disabilità, basati su attività monoprofessionali, con attività di diagnosi dei bisogni multidimensionali da cui fare scaturire piani di cura e assistenza integrati, erogati da equipe multidisciplinari. 

Becchi MA

 

La qualità della Assistenza Domiciliare Integrata

 

Atti del Congresso Nazionale “Moderni Aspetti della Assistenza Territoriale. Maglie 20-22 Novembre 2003” a cura di Camboa PL, Dattoli V, Calasso A, Di Rienzo A..

 

CIC Edizioni Internazionali, Roma.

Sono presentati i presupposti culturali, normativi, operativi e di formazione per lo sviluppo della Qualità dell'ADI.

L’ADI deve rispondere a requisiti di qualità 8accessibilità e fruibilità, tempestività, appropriatezza, competenza degli operatori, comunicazione fra operatori e con paziente e famiglia, continuità assistenziale, partecipazione della famiglia, efficacia ed efficienza.

La Qualità dell’ADI deve essere una strategia aziendale, con indicazione di mission, visio, obiettivi.

La Qualità deve essere pianificata, indicando responsabilità, organizzazione, strutture e processi.

La Qualità deve essere documentata attraverso documenti di registrazione dei dati

La Qualità deve essere comunicata attraverso documenti prescrittivi, di registrazione

La Qualità deve essere verificata attraverso verifiche di risultato ed esito

Strategia indispensabile per lo sviluppo della Qualità è la Formazione dei professionisti, dando particolare importanza alla Formazione al lavoro di equipe multiprofessionale